SPERMATOZOI INSTALLAZIONE



SPERMATOZOI
Antonia Bufi 2018

Navigare a vista.
Dove comincia l’arte? Questa la domanda.
Lasciando da parte per un attimo la parte teorica – l’estetica, che noia – si può cominciare rovistando nella materia. 
In quell’attimo di sospensione teorica tutto è materia. E dove nella materia dell’artista si identificano i prodromi dell’opera?
 Negli oggetti d’uso: nelle tele, rovesciate e dritte, nei pennelli, nei tubetti di colore, fallici, da spremere per tirarne fuori un genetliaco pigmento.
La madre è la tela, accoglie, assorbe, mantiene; è il sostrato su cui si adagia l’idea.
Ad opera fatta vediamo un quadro - rappresentazione iconografica classica o d’avanguardia - e riconosciamo il tratto dell’artista. Figlia del suo genitore, nell’ opera riconosciamo le somiglianze, la gestualità ripetuta nel segno, il carattere comune come scelte di colore. 
Sempre nel medesimo attimo facciamo un passo indietro, prima dell’amplesso dionisiaco che produce l’opera. Prima che il pennello tracci la tela il colore è sperma totopotenziale. 
Il colore può esser tutto, può mescolarsi e produrre indefinite combinazioni di sfumature.
L’artista produce un’eugenetica di rappresentazioni di colore. Manipola, intensifica, sfuma, la gamma di colpi che l’occhio può sopportare. L’artista onanista prima che perda ogni volta la verginità di una nuova opera, spruzza colore su superfici per vedere, per mostrarsi – in primis a sé – la densità e l’intensità del suo potenziale di pigmentazione.
Eccolo qui ciò che c’è prima dell’opera, ciò che allo spettatore di solito non viene mostrato. Il prima dell’amplesso, prima della nascita, c’è una coltivazione di mondi possibili, scelti cromaticamente, spermatozoi di opera ancora da venire quando fuoriescono nel mondo. 

Émile Ajar , in Ricerche contemporanee di arti e rappresentazioni iconografiche d’avanguardia”, per Genovia ed. 2018

11 LUGLIO 
ATELIER ARTI VISIVE 
VIA DEL SALVATORE 12 
Molfetta














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